Benvenuti alla 58° Assemblea Nazionale Usarci

Il Presidente Nazionale Umberto Mirizzi in apertura della 58° Assemblea Nazionale Usarci di Pescara, ha intrattenuto gli astanti col discorso riportato di seguito

 

Assemblea Nazionale Usarci - giornale

 

Autorità, signore e signori, amiche e amici, delegate e delegati benvenuti alla 58° Assemblea Nazionale Usarci.

Saluto tutte le nostre Associazioni, i tanti colleghi imprenditori che con la loro presenza in questa sala testimoniano la nostra identità e dimostrano che la rappresentanza associativa è una missione nobile, alta , di sacrificio e utile alle nostre imprese ed al Paese.

L’Usarci è sempre stata un’Associazione di “frontiera”, un’organizzazione cha ha sempre tenuto fede alla propria memoria, alla propria indipendenza ed alla propria unicità.

La nostra storia collettiva è fatta delle storie di tante singole imprese, di tanti colleghi che hanno unito nell’Usarci il loro cammino, fatto di fatica, di difficoltà ma anche di entusiasmo, di forti identità e di indipendenza.

L’Usarci è fatta di memoria comune e di aspettative condivise, noi siamo sempre stati un po’ più avanti, siamo inclusivi per nostra natura, siamo aperti al nuovo per necessità ed abitudine, ma non abbiamo mai abbandonato le nostre origini, le abbiamo rinnovate e rese coerenti all’attualità.

Per chi fa il nostro lavoro conta il merito, la capacità di saper far crescere le aziende che rappresentiamo; noi sappiamo più d’altri prefigurare il futuro e realizzarlo, perché è questo ciò che ci chiedono di fare ogni giorno.
Ecco perché dentro l’Usarci non potrà mai mancare la visione di un grande futuro e nemmeno la voglia di realizzarlo, saremo sempre pronti a difendere ciò che siamo stati, ma pronti a cambiare quello che siamo. Noi abbiamo sempre saputo guardare alle cose che ci accomunano;  c’è stato anche chi ha cercato di dividerci, ma non c’è riuscito.
In chi è seduto al vostro fianco oggi voi potrete riconoscere un vostro collega, un amico con il quale condividete le stesse ansie, gli stessi entusiasmi e gli stessi sacrifici; seduto vicino a voi c’è un altro agente di commercio, perché noi dell’Usarci siamo solo Agenti di commercio e sappiamo difendere solo gli agenti di commercio , questa è l’unica cosa che non vogliamo cambiare.
Siamo passati e ancora stiamo passando attraverso una crisi tra le peggiori dal dopoguerra ma l’Usarci non ha mai smesso di credere e prepararsi a quel cambiamento capace di dare ai nostri giovani un futuro degno di quel nome.
Ai nostri giovani dobbiamo dare un terreno fertile sul quale realizzare il loro domani, dobbiamo tramandare l’identità del nostro Paese e la vocazione del “fare”, dobbiamo tramandare la tenacia dei nostri padri, la creatività, la conoscenza e la bellezza.
Di tutti questi valori è impastata l’Usarci e noi ne siamo orgogliosi; siamo la più grande Associazione indipendente ed autonoma di Agenti di commercio di tutta Europa e vi assicuro, amici, continueremo instancabilmente a lavorare sodo per conquistarci un futuro migliore.

L’economia italiana è ripartita, ma non c’è ripresa.
Crescita ed occupazione continuano a restare ben sotto l’1% e la nebbia avvolge ancora consumi,  produzione,  credito e fiducia.
In questo quadro anche il nostro sistema associativo deve proporsi con nuovi schemi, l’Usarci deve diventare un’instancabile promotrice di modelli innovativi.
È ormai chiaro a tutti noi che dobbiamo risalire la china dobbiamo attrezzarci per un’economia diversa, fatta da mercati sempre più contaminati dall’on-line, infinitamente più veloci ed alla continua ricerca di innovazioni nei processi, nei prodotti, nei mercati e nei consumatori.
Molti colleghi hanno capito tutto questo e hanno già colto da tempo le opportunità e superato la crisi, allargando la capacità di distribuire sul territorio, credendo nei collaboratori, alleandosi al web, facendo un salto culturale, adottando un nuovo stile imprenditoriale.
Di contro abbiamo colleghi che non hanno innovato, che sono rimasti fermi al palo; in moltissimi non hanno retto e hanno chiuso.
Altri , la maggioranza, sono ad un bivio: possono agganciare il gruppo di testa, oppure scivolare in quello di coda.
Il ruolo dell’ Usarci è far sì che il maggior numero di colleghi riesca ad imboccare la strada giusta.
Serve un vero e proprio salto culturale, uno stile nuovo ed è fondamentale che di ciò si sia consapevoli.
Affinché l’Usarci sia in grado di accompagnare la Categoria verso la nuova strada del cambiamento, che è innanzitutto culturale, è necessario studiare azioni e proposte, pensare a modelli di successo da riproporre, avviare una seria formazione professionale e guardare alle opportunità offerte dai mercati fuori dai nostri confini senza timori e sospetti.
Per fare tutto ciò è necessario avere le dimensioni adeguate, per questo l’Usarci deve crescere, e crescere deve diventare la nostra ossessione.
Devo ringraziare l’attuale Consiglio Direttivo, i Vice Presidenti, il Segretario che con me hanno progettato e stanno portando avanti un profondo cambiamento di “pelle” dell’Usarci.
Stiamo trasformando la nostra Organizzazione nei settori della Formazione, affinché i nostri quadri possano essere sempre più a fianco dei nostri Associati nei cambiamenti, nell’innovazione e nell’organizzazione.

Con l’Università telematica “Pegaso” abbiamo sottoscritto un importante accordo finalizzato all’erogazione di alta formazione on-line per la Categoria, affinché si possa parlare di dottorato in agenzia commerciale ed i colleghi “dottori” possano essere sempre di più.
Abbiamo varato una politica di maggiore presenza di nostre sedi sul territorio per essere vicini ai colleghi che hanno bisogno del nostro aiuto, ma anche perché solo “respirando” la stessa aria si possono capire logiche e dinamiche e poi, lo dico sottovoce, abbiamo l’obiettivo di raddoppiare i nostri Associati; la qualità è indispensabile ma anche la quantità è necessaria!
Vogliamo un più alto livello di comunicazione con la Categoria, perché le nostre informazioni possano essere sempre attuali e tempestive.
L’Usarci è inoltre entrata nel mondo del noleggio auto con una propria captive, insieme siamo la più grande flotta di autovetture circolanti nel nostro Paese e gestendo insieme le nostre vetture possiamo trarne dei grandi vantaggi.

Abbiamo stretto importanti relazioni con i nostri “partner” internazionali ed ora siamo in grado di interagire, sia sul piano commerciale con la ricerca di agenti di commercio e distributori che su quello legale attraverso una rete internazionale di professionisti.
Questo è ed è stato un gran lavoro, ma sono sicuro porterà i frutti sperati.
Dobbiamo partire da noi stessi, dalla nostra Organizzazione, essere innovativi e perlustrare nuovi modelli, dobbiamo ricordare innanzitutto a noi che piccolo non è bello, ma che piccolo è solamente una fase della crescita.
Dobbiamo diventare esperti di futuro, non di passato, perché solamente in questo modo potremo essere il faro per la nostra categoria e portare fuori dalle secche quei nostri colleghi che arrancano nella tempesta.
Crescere è un processo sia qualitativo che quantitativo e sicuramente in fondo al tunnel troveremo colleghi sempre più organizzati in forma collettiva, in grado di svolgere processi commerciali, logistici e organizzativi in zone sempre più estese, capaci di impugnare il driver delle tecnologie digitali.
Guidare una Categoria vuol dire saper guardare “oltre”, saper essere sempre un passo avanti, vuol dire saper interpretare le nuove esigenze trasformandole in nuovi servizi da offrire; l’Usarci deve saper fare tutto questo.
Oggi nessuno di noi potrebbe lavorare senza il proprio smartphone oppure senza internet, perché oggi lavorare è innanzitutto comunicare annullando distanze di luogo e di tempo.
Per troppo tempo abbiamo guardato con diffidenza alle nuove tecnologie, ad internet ed al commercio elettronico pensando che, in fondo, non avrebbero mai soppiantato noi agenti di commercio ed invece lo hanno fatto eccome.
Internet è un fenomenale intermediario, conosce ogni lingua, i gusti più disparati, arriva ovunque in pochissimo tempo e si accontenta di provvigioni modeste, ma l’intelligenza umana ha una marcia in più che si chiama creatività.
Abbiamo dimostrato troppa indifferenza fino ad ora nei confronti delle nuove tecnologie applicate alla vendita, dobbiamo appropriarcene ed usarle per fornire servizi ancora migliori e veloci; dobbiamo maneggiarle da esperti facendole diventare nostre alleate e non nemiche.
Abbiamo capito tutti che alla fine di questa crisi nulla sarà come prima.
Abbiamo capito che dobbiamo abituarci a convivere con una situazione che non sarà mai molto dissimile dall’attuale e che pertanto la crescita ed i profitti vanno ricercati in nuovi modi di vendere, nella ricerca di aziende innovative da rappresentare e da far crescere, nell’ aggregazione tra colleghi e nelle sinergie, nelle nuove tecnologie e anche nelle opportunità offerte al di fuori del mercato interno.

Investire nella formazione, nelle strutture informatiche, nei collaboratori, nelle dimensioni dell’agenzia e nell’internazionalizzazione è la nostra quarta rivoluzione.
L’Usarci come sistema associativo dovrà assicurare ai nostri colleghi un forte contributo in termini culturali, di formazione e di servizi, incentivando ed agevolando le aggregazioni tra colleghi.
Le vere variabili di vitale importanza per le nostre agenzie sono la produttività, le dimensioni ed il valore dei nostri servizi che dobbiamo imparare a farci riconoscere nelle provvigioni.
L’Usarci deve essere al fianco delle nostre imprese in questo cambiamento e lo deve essere anche nelle relazioni con le nostre mandanti, in maniera chiara, seria ed inequivocabile.
Per propria natura il rapporto di agenzia ha una retribuzione, la provvigione, indissolubilmente connessa con la produttività; più vendi più guadagni, ma oggi il mercato domanda molto di più, la vendita è diventata “una” delle componenti, non è più la sola.

Determinante per concludere positivamente un affare oggi è il servizio.

I produttori ci domandano sempre più di esaltare con operazioni di mercato lo straordinario valore delle merci proposte per la vendita, di trasmettere il concetto di bello, di ben fatto, di italiano; ma fare tutto ciò richiede investimenti in formazione, in organizzazione, in collaboratori ed in tempo da dedicare.
Tutto questo ha un valore e noi dobbiamo imparare a farcelo pagare,  questo lo diremo sia a Confindustria che a Confcommercio, che ormai da tempo vedo più impegnate a predicare di formazione, di filiere e di obiettivi e sviluppo che a mettere poi in pratica ciò che si è detto.
Il tempo non è solo una variabile ma è anche un fattore produttivo ed impiegare troppo tempo  per definire un accordo, o per definire anche il più elementare degli adeguamenti dell’Accordo Economico a delle novità normative non ci piace proprio.
Non vorremmo che le nostre principali antagoniste contrattuali, Confindustria e Confcommercio , ci facessero assistere ad un gioco al ribasso che non farebbe loro onore.
Se cambiano i tempi, se cambiano i gusti, se è in atto un’epocale trasformazione sociale, se si trasforma il mercato, allora anche le regole devono cambiare e questo deve essere chiaro anche alle nostre controparti naturali.
Abbiamo accettato a malincuore la decisione di Confindustria di non voler rivedere l’adeguamento del livello degli interessi di mora dovuti all’Enasarco per le evasioni delle contribuzioni Firr e sinceramente è difficile capirne il perché.
Non si può continuare a domandare agli altri un  “cambio di passo”, a chiedere riforme alla politica, a puntare il dito contro chi non vuol rendersi conto che il mondo è cambiato e poi, nei fatti, comportarsi esattamente come chi si critica.
La politica ha più volte cercato di mettere alle corde il sistema delle rappresentanze di categoria definendolo inefficace ed inutile, conservativo e inadatto a saper affrontare il cambiamento.
Se vogliamo smentire nei fatti tutto ciò dobbiamo costruire – veramente – una nuova stagione di relazioni intersindacali che sappia interpretare il futuro testimoniandone il cambiamento.
Costruire delle relazioni che sappiano connettere in maniera propositiva e produttiva ruoli, obiettivi, risultati e profitti, che sappiano comprendere le reciproche ragioni ed interpretarle con soluzioni volte al futuro.

Altrimenti sarà un fallimento di tutti e si darà ragione a chi ritiene ormai irrilevante il ruolo sociale delle Organizzazioni di categoria e dei sindacati.
I mutamenti sociali di questi decenni sono evidenti e sotto gli occhi di tutti: l’Italia è fatta di persone sempre più anziane, le famiglie sono sempre più fragili, le esigenze legate alla salute aumentano.
Conciliare lavoro e famiglia è sempre più spesso un teorema complicatissimo.
Abbiamo anche un’altra concreta consapevolezza che riguarda il sempre maggior restringimento del ruolo dello Stato nel welfare.
In questo contesto il ruolo dell’Enasarco rappresenta per la nostra Categoria una grande ricchezza ed una grande sfida.
Agiremo con energia nel senso di allargare sempre più la presenza di Enasarco nel nostro welfare di categoria, ma perché ciò accada è assolutamente indispensabile che la Categoria si avvicini all’Enasarco.
Le recenti elezioni Enasarco hanno dato una fotografia desolante, di 260.000 agenti aventi diritto al voto – i votanti sono stati solamente poco più di 25.000 – e ben 8.600 colleghi hanno dato la loro preferenza alla lista di protesta “Adesso Basta”.
Personalmente non sono contento di come sono andate le cose: non mi è piaciuto l’assenteismo e il disinteresse dimostrato dalla Categoria per il loro ente di previdenza.
Non sono contento di quegli 8.600 voti finiti ad una lista che ha portato nell’Assemblea dei Delegati commercialisti e avvocati meno che Agenti di commercio e che una volta insediatasi nel Consiglio di Amministrazione si è “normalizzata”;  tant’è che la maggior parte delle delibere assunte fino ad ora dal CdA  sono state approvate all’unanimità.

In verità  non mi entusiasma neppure quanto fatto in Enasarco dalla nostra coalizione.

Nell’agenda dei lavori dell’Usarci la voce Enasarco è all’ordine del giorno del dopo Assemblea.
Nell’Enasarco si deve cambiare passo – ma soprattutto – devono naufragare i disegni che contemplino “l’occupazione” anziché il governo.
Auspico che alle prossime elezioni partecipino più colleghi, che si capisca con chiarezza che gestire i nostri sette miliardi di risparmi previdenziali custoditi dall’Enasarco fa gola a molti e che a noi spetta difenderli.
Per  essere chiari, non abbiamo nessuna paura a difendere ciò che è nostro.
Nella storia dell’Italia chi ha sempre costruito e ricucito sono stati i corpi intermedi, quella categoria che noi rappresentiamo  appieno;  siamo gente capace di fare squadra, ecco perché le cose difficili non ci fanno paura, sappiamo che risolverle è il nostro compito naturale.
Non abbiamo paura di lavorare, di fare migliaia di chilometri, di sentirci dire in faccia dei “no” senza demoralizzarci.
Ci alziamo ogni mattina sapendo che se non ce la metteremo tutta torneremo a casa con le tasche vuote.
Vorremmo che a mettercela tutta fosse anche la politica, che nelle Aule di Camera e Senato si discutesse per il bene dell’Italia, che si parlasse dei problemi del Paese e di come risolverli e che lo si facesse celermente, perché il tempo è uno dei fattori economici non riproducibili.
La politica deve dare certezze, deve essere chiara, deve dare a chi la applica poche  regole semplici ed interpretabili.
La politica deve saper semplificare la burocrazia, dimezzare le code agli sportelli, agevolare chi vuol fare impresa e chi vuol creare lavoro; non intralciare.

L’illegalità va estirpata.

Il nostro Paese e la nostra economia sono rallentati da una immensa zavorra fatta di norme e regolamenti e se al fianco di quelle nazionali mettiamo anche quelle varate dalle amministrazioni locali si capisce il perché in Italia per avere un documento o un permesso sono necessari tempi biblici.
Inoltre spesso è anche pessima la qualità delle norme; difficili da applicare e spesso anche impossibili da applicare con gli uffici pubblici che tendono a non assumersi mai una responsabilità.
Un esempio è la norma in discussione relativa alla legittima difesa: di notte si può sparare ma di giorno no.
Questo riassume nei fatti il perché il nostro Paese è in Europa il fanalino di coda.
Le Istituzioni funzionano quando producono regole e decisioni ineccepibili nella forma e che si calano correttamente nel contesto e questo vale anche per la giustizia.
Pare quasi che nel Paese giorno dopo giorno cresca un diffuso disprezzo per tutto ciò che è pubblico, per il collettivo, che venga meno il senso civico ed il rispetto per il bene comune e di chi ci sta di fianco.
Ricordo con nostalgia quando nelle scuole si insegnava educazione civica, che non era altro che l’educazione che ognuno di noi deve usare nei confronti della cosa pubblica e del prossimo.
Ma il male del nostro Paese si è diffuso in profondità, arriva a comportamenti quotidiani sempre più spesso negativi.
Gettare mozziconi di sigaretta, cartacce, rifiuti, ovunque e sporcare strade, spiagge, giardini non è considerata nemmeno più maleducazione.
Non possiamo permettere che l’Italia scivoli nel limbo dell’irrilevanza.
Dobbiamo rilanciare l’Italia, che resta ancora la seconda potenza manifatturiera europea e la sesta nazione esportatrice per valore aggiunto.
Dobbiamo estirpare l’illegalità, contrastare severamente l’evasione senza che ciò significhi tartassare solo i soliti , cambiare il rapporto tra fisco e contribuenti, togliere quelle barriere ingiustificate in settori economici quali trasporto, sanità, commercio, concessioni e professioni.
Dobbiamo svergognare i troppo furbi; non sono loro il modello che la gente per bene deve seguire.
Tutto questo non è solo  compito della  “politica” perché se vogliamo davvero che le cose cambino dobbiamo cambiare anche noi.
Iniziando dai nostri comportamenti quotidiani, dalle nostre scelte – con le quali possiamo premiare o punire.
L’Usarci e gli uomini che ne fanno parte non si sono mai tirati indietro dalle responsabilità, perché sono consapevoli che senza un’intermediazione efficiente e moderna non potrebbero svilupparsi le aziende ed il Paese.
Noi siamo pronti in qualsiasi momento ad affiancare la politica , per portare ad essa la nostra visione che è il frutto del nostro lavoro quotidiano, fatto ogni giorno di centinaia di migliaia di contatti e altrettanti chilometri.
La nostra esperienza è frutto delle mille voci dei nostri clienti, esasperati dalla inarrestabile contrazione dei consumi interni e che sognano , terrorizzati ,di tirar giù le persiane delle loro botteghe e di non doverle rialzarle più.
È frutto anche  delle voci degli imprenditori per i quali lavoriamo, impegnati come gli equilibristi a tenere in piedi le loro aziende, pagare gli stipendi, i contributi e le tasse.
Siamo pronti a testimoniare che i corpi intermedi che noi rappresentiamo sono e saranno sempre la linfa vitale del Paese e che non ascoltandoci  non si ascolta la pancia del paese che lavora e produce ricchezza.
In questi ultimi mesi abbiamo avviato una importante attività di rapporti con i Parlamentari , sia del Senato che della Camera , per portare avanti quella che reputiamo una nostra battaglia imprescindibile di giustizia e dignità  : la totale deducibilità del costo dell’autovettura che è il bene strumentale senza il quale non ci è possibile produrre il nostro reddito.
Lo stiamo facendo non per un interesse corporativo, ma perché in Italia la nostra è l’unica Categoria che non può detrarre integralmente il bene strumentale indispensabile per lo svolgimento del lavoro ,  questo è inammissibile. Reputo  questa una battaglia di democrazia, di civiltà, di equità.

Reputo la parziale detraibilità della nostra autovettura una bruttura giuridica.
Per essere cittadini e lavoratori migliori dobbiamo percepire la consapevolezza che chi ci governa deve ascoltarci, deve tenerci in considerazione, cioè essere in  grado di distinguere una richiesta sacrosanta da una che non lo è.
L’Usarci sente la responsabilità di dover dare un contributo concreto al Paese ed alla Categoria, di dimostrare capacità di sintesi, di saper essere una guida seria ed autorevole, di essere capace di unire e fare squadra.

Autonomia ed indipendenza sono valori intorno ai quali tutta l’Usarci si riconosce, ma questi valori non ci impediscono di riflettere sulle aggregazioni, sulla possibilità di fare gruppo, tanto più se tutto ciò ci dimostra di poter essere un vantaggio.
Siamo aperti alla possibilità di fare aggregazione perché insieme possiamo dire la nostra con maggior vigore e partecipazione, ma non lo siamo a tutti i costi e nemmeno lo siamo con chiunque.

Siamo disposti a scendere in campo dalla stessa parte con chi come noi non sa star mai fermo, con chi sa sopportare la fatica ed ha il coraggio delle proprie idee, con  chi vuole crescere e far crescere l’Italia, con chi vuol parlare ai nostri figli di un futuro migliore per loro.
L’Usarci è la “banda larga” che collega chi produce con chi commercializza; gli agenti di commercio sono le gambe e il fiato delle aziende di cui rappresentano prima che i prodotti, la passione e l’orgoglio.
Amici concludo dicendovi che io e l’Usarci tutta, ci sentiamo privilegiati di vivere in una terra dalla bellezza unica e che amiamo così tanto da essere disposti a sacrificarci e lottare per leif .

L’Italia è bella nei suoi paesaggi, nella sua storia, nei suoi prodotti e nello stile di vita.
Questo patrimonio noi dobbiamo difenderlo con gelosia da chiunque lo possa danneggiare.
Credo che l’Usarci rappresenti un bene comune per tutto il Paese, che possa fare molto per l’Italia e per modernizzarla; credo che per questo vada rafforzata e difesa.
Lavoreremo affinché quello che immaginiamo si possa realizzare e lo faremo per il bene di tutti e per un’Italia migliore.

Viva l’Italia, viva l’Usarci.